Massimiliano Max Penombra Benini: Il Silenzioso Poeta delle Onde

 


Nel panorama culturale romagnolo, dove la tradizione marinara si intreccia con le sperimentazioni artistiche più audaci, emerge una figura singolare e affascinante: Massimiliano Benini, in arte Max Penombra, rapper ravennate nato nel 1984. Un uomo di poche parole ma di gesti memorabili, che ha fatto della battuta fulminante e dell'ironia sagace la sua cifra distintiva, trasformando Lido Adriano nel suo luogo d'elezione.

Nel 2003, assieme a Moder, Max Penombra fonda il gruppo rap "Il Lato Oscuro della Costa", collettivo che diventerà molto più di una semplice band: un'associazione culturale che dal 2010 gestisce il CISIM di Lido Adriano, considerato "una Casa del Popolo per Lido Adriano".

La scelta del nome non è casuale. Il lato oscuro della costa è un collettivo di giovani rapper che ha eletto Lido Adriano a proprio territorio d'appartenenza e ispirazione, per la sua universalità di periferia globale, mosaico di etnie che mantiene il concetto circoscritto di quartiere. Qui, in questa frazione multiculturale dove più dell'86% dei residenti sono immigrati provenienti da altre regioni italiane o dall'estero, Max Penombra ha trovato l'humus perfetto per la sua arte.

La carriera artistica di Max Penombra attraversa diversi linguaggi espressivi. La band realizza un demo, due album ufficiali. Nel 2011 realizza il progetto "Cose di un anno". Nel 2015 debutta con lo spettacolo di teatro/concerto "Max era Max". Quest'ultimo spettacolo, in forma di teatro-concerto, alterna canzoni rap a racconti, ispirati alle storie e all'immaginario del rapper di Savio.

La cifra è sarcastica e malinconica. In scena, un uomo in tuta nera, t-shirt bianca e giacca elegante, i capelli e la barba curata, siede su una sedia da giardino. Unica sua compagna durante i 50 minuti di monologo è una Biancaneve di cemento, dipinta a colori vivaci. Un ritratto perfetto di quella che lui stesso definisce "l'identità frantumata di una generazione all'inizio del millennio, in una Romagna confusa e sguaiata".




Il Direttore delle Onde

Ma è nel teatro comunitario che Max Penombra trova la sua dimensione più autentica e poetica. Dal 2023, è ormai consuetudine che Massimiliano Penombra Benini apra gli spettacoli in spiaggia nelle vesti di un direttore d'orchestra che dirige le onde, un rituale che si ripete negli spettacoli del Grande Teatro di Lido Adriano: Mantiq At-Tayr, Panchatantra e Bhagavadgita.

La figura di Max Penombra si staglia contro l'orizzonte adriatico. Con la determinazione di chi sa di compiere un rito necessario, il rapper ravennate si dirige verso la battigia, seguito da una processione che fa parte integrante dello spettacolo: attori e spettatori che partecipano al rito. Vestito elegantemente come per un concerto in teatro - giacca scura, pantaloni formali - entra in acqua senza esitazione e inizia quella che diventerà la sua firma artistica: dirigere le onde come un maestro dirige un'orchestra invisibile.

In questo rituale che precede ogni spettacolo si nasconde un omaggio colto e profondo. Max Penombra dialoga a distanza di decenni con Tadeusz Kantor, gigante del teatro europeo del Novecento. È un ponte gettato tra due epoche e due sensibilità: il teatro d'avanguardia polacco e il teatro comunitario romagnolo.

Il riferimento è al leggendario happening che Kantor realizzò nell'estate del 1967 sulle rive del Baltico. In quell'occasione, il maestro polacco aveva orchestrato una performance in cui il pittore Edward Krasiński, con una bacchetta da direttore, tentava di "dirigere" il movimento delle onde marine. Quell'azione, nata durante un incontro tra artisti, divenne uno dei momenti più emblematici dell'arte di Kantor e contribuì alla genesi de "La classe morta", una delle sue opere più celebrate.

La Battuta Profetica

Quando fu proposta l'idea di un teatro comunitario, Max Penombra pronunciò una delle sue battute fulminanti che si rivelerà profetica: "sì, purché duri almeno tre anni". Una frase che racchiude tutta la sua saggezza: l'intuizione che un progetto culturale, per radicarsi davvero in una comunità, ha bisogno di tempo, di continuità, di quella pazienza che solo chi conosce profondamente il territorio può avere.

E infatti, il Grande Teatro di Lido Adriano non solo ha superato la soglia dei tre anni, ma è diventato un punto di riferimento nazionale per il teatro comunitario, coinvolgendo un coro di 120 partecipanti volontari nella sua terza edizione.

Max Penombra è presidente dell'associazione Il Lato Oscuro della Costa (che gestisce il Cisim), ruolo che ricopre con discrezione ma grande efficacia. Mostra una grande flessibilità e adattamento nonché grande spirito di accoglienza e ospitalità verso gli attori non professionisti del Grande Teatro di Lido Adriano.

La sua capacità di muoversi tra i diversi ruoli - rapper, attore, narratore, presidente di associazione - rivela un artista completo, capace di adattarsi alle esigenze del momento senza mai perdere la propria autenticità. Ha preso parte nel primo spettacolo (il verbo degli uccelli) in veste di narratore, del toro nel secondo spettacolo (Panchatantra), curando nel contempo le modifiche al copione.

Il gesto di dirigere le onde è diventato molto più di un semplice atto scenico: è un manifesto poetico, una dichiarazione di intenti. Un uomo che cerca di condurre un fenomeno naturale ingovernabile, come spiega Luigi Dadina, regista del Grande Teatro. È la metafora perfetta di quello che fa l'arte: tentare di dare forma all'informe, di trovare armonia nel caos, di creare bellezza dall'imprevedibile.

Max Penombra, con la sua arte della battuta fulminante e i suoi silenzi eloquenti, incarna lo spirito di Lido Adriano: un luogo dove le diversità si incontrano, dove l'arte nasce dall'incontro tra culture, dove un rapper può diventare direttore d'orchestra del mare senza perdere la propria autenticità.

In un'epoca di eccessi comunicativi, Max Penombra ci ricorda il valore del gesto semplice ma significativo, della parola pesata, del silenzio che parla. Le sue onde continueranno a risuonare sulle spiagge dell'Adriatico, portando con sé il messaggio che l'arte, come il mare, non si può davvero dirigere, ma solo accompagnare con rispetto e amore.




Commenti