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Il Grande Teatro di Lido Adriano: Dove l'Oriente Incontra la Romagna

Nel cuore di Lido Adriano, tra i pini marittimi e le tamerici del CISIM, nasce ogni anno un piccolo miracolo. Oltre 120 persone di tutte le età - dai 4 agli 80 anni - si ritrovano per dare vita a uno dei progetti di teatro comunitario più straordinari d'Italia: il Grande Teatro di Lido Adriano.

Un Sogno che Diventa Realtà Romagnola

L'idea nasce dalla visione di Luigi Dadina, co-fondatore del Teatro delle Albe: creare un teatro comunitario popolare dove "potesse venire chiunque, di qualunque età".

Nel 2022 quel sogno prende forma a Lido Adriano, località che con i suoi 7.000 abitanti e 57 nazionalità rappresentate è un perfetto microcosmo del mondo contemporaneo. Il 28% della popolazione è composto da immigrati provenienti da tutto il mondo, creando una comunità cosmopolita che diventa la forza vitale del progetto.

La Casa del Popolo: Il CISIM

Il teatro ha trovato casa presso il CISIM (Centro Internazionale Studi e Insegnamenti Mosaico), un edificio dalle grandi vetrate circondato da un giardino incantevole. Questo luogo ha una storia affascinante: fino al 2005 ospitava corsi estivi di arte del mosaico per artisti di tutto il mondo.

Oggi il CISIM è gestito dall'associazione "Il Lato Oscuro della Costa" e rappresenta una vera "casa del popolo" per Lido Adriano - un luogo di incontro, confronto e partecipazione che accoglie non solo la popolazione locale, ma anche artisti e intellettuali da tutto il mondo.

La Trilogia Orientale: Un Viaggio Spirituale

Il Grande Teatro ha scelto fin dall'inizio di confrontarsi con testi orientali, esplorando culture antiche dove l'identità spirituale si è sviluppata potentemente nei secoli:

  • 2023: Mantiq At-Tayr – Il Verbo degli Uccelli (poema persiano di Farid Ad-Din Attar)

  • 2024: Panchatantra (antica raccolta di favole indiane)

  • 2025: Bhagavadgītā – Il Canto del Divino (testo sacro dell'induismo)

Ogni spettacolo rappresenta un ponte culturale tra Oriente e Occidente, tra tradizione antica e comunità contemporanea.

I Laboratori: Otto Mesi di Creazione Collettiva

Il Grande Teatro non è solo uno spettacolo, ma un laboratorio permanente che coinvolge la comunità per quasi otto mesi l'anno. I laboratori gratuiti includono:

  • Teatro per bambini, adolescenti e adulti

  • Musica e canto

  • Rap e scrittura creativa

  • Sartoria e costumi

  • Scenografia

  • Arte visiva

L'idea è rivoluzionaria: non avere protagonisti, ma vivere e agire in collettività, per la collettività.

La Brigata Artistica e Solidale: Il Cuore Pulsante della Comunità

Una delle innovazioni più significative del Grande Teatro è la Brigata Artistica e Solidale GTLA, un gruppo informale nato spontaneamente tra i partecipanti del Coro. La Brigata Artistica e Solidale GTLA è formata dai membri che da più tempo frequentano il Grande Teatro di Lido Adriano e che si dimostrano particolarmente interessati a farlo funzionare anche a livello organizzativo.

I membri della Brigata sono circa 15, in maggioranza tra i 20 e i 30 anni, con formazioni (alcuni si avvicinano al teatro per la prima volta, altri hanno frequentato la "non-scuola" delle Albe) e ruoli molto diversi all'interno del progetto. Il loro ruolo è fondamentale: fare da mediazione, da corpo intermedio tra gli autori e il Coro, aiutare nella gestione di situazioni difficili, facilitare la comunicazione e farsi portavoce di una coscienza critica collettiva.

Questa struttura rappresenta un'evoluzione democratica del progetto: decentrare la facoltà tendenzialmente verticalista della regia e aggiungere voci e sensibilità diverse a un lavoro che diviene artisticamente comune. La Brigata testimonia come il Grande Teatro non sia solo un progetto artistico, ma un vero esperimento di democrazia culturale partecipativa.

I Protagonisti: Le Anime del Grande Teatro

Luigi Dadina: Regista e Visionario del Teatro Comunitario

Luigi Dadina, noto a tutti come "Gigio", incarna perfettamente la figura dell'"attore operaio": un uomo che realizza la sua essenza attraverso il fare. Co-fondatore del Teatro delle Albe nel 1983 insieme a Marco Martinelli, Ermanna Montanari e Marcella Nonni, ha ricoperto il ruolo di Presidente della compagnia fino al 2024.

Cresciuto tra Porto Corsini e il Villaggio Anic, Dadina porta nella sua arte le radici di un territorio industriale e operaio. La sua formazione è profondamente legata agli anni '70 e al Movimento del '77, quando partecipa ad azioni di strada e performance teatrali tra Ravenna e Bologna.

Il suo lavoro più significativo è "Griot Fulêr" (1993), spettacolo creato con l'attore senegalese Mandiaye N'Diaye, che riceve la menzione al Premio Nazionale Stregagatto.

Nel Grande Teatro di Lido Adriano, Dadina è regista e co-direttore artistico insieme a Lanfranco Vicari. La sua esperienza quarantennale nel teatro di ricerca gli permette di gestire la complessità di dirigere un coro di 120 persone non professioniste, trasformando la coralità in movimento poetico. Come lui stesso spiega: "Cosa significa fare la regia di un teatro comunitario? Con i musicisti, gli scenografi e i costumisti ci si confronta man mano che il progetto si delinea. Con il drammaturgo il lavorio è continuo."

La sua filosofia si riassume nella convinzione che "non si può cambiare il mondo? Costruiamone un altro!" - una visione che guida anche il Grande Teatro, dove crea un'alternativa concreta alla frammentazione sociale attraverso l'arte comunitaria.

Lanfranco "Moder" Vicari: Dal Rap al Teatro Comunitario

Lanfranco Vicari, conosciuto nel mondo hip hop come "Moder", nasce a Ravenna nel 1983 e rappresenta l'evoluzione dell'artista contemporaneo: rapper, direttore artistico, formatore e attivista culturale.

La sua carriera musicale inizia al liceo con i primi testi rap. Nel 2003 fonda Il Lato Oscuro della Costa, gruppo che si distingue per aver scelto Lido Adriano come territorio d'appartenenza, riconoscendone la natura di "periferia globale, mosaico di etnie".

Dal 2010 è direttore artistico del CISIM, trasformandolo in una "casa del popolo" per Lido Adriano. Nel Grande Teatro ricopre il ruolo di co-direttore artistico, contribuendo con le sue competenze musicali e la sua visione di teatro comunitario.

Tahar Lamri: Il Mediatore di Culture

Tahar Lamri nasce ad Algeri nel 1958 ed è una figura di spicco della letteratura della migrazione in Italia. Trasferitosi a Ravenna nel 1986, ha scelto l'italiano come lingua di scrittura in una "dichiarazione d'amore" verso il nostro Paese.

Le sue opere principali includono "I sessanta nomi dell'amore" (vincitore di diversi premi letterari), che esplora il rapporto di un migrante con la terra d'arrivo attraverso una corrispondenza epistolare che svela i sessanta modi di dire "ti amo" in arabo.

Nel Grande Teatro cura la drammaturgia e gli adattamenti, riscrivendo i testi orientali per la coralità con una metodologia partecipativa dove "tutti dicono la propria".

Federica Francesca Vicari: L'Anima Organizzativa del CISIM

Federica Francesca Vicari, 37 anni, è cresciuta tra Cervia e Ravenna e rappresenta una nuova generazione di operatori culturali. Dopo aver studiato arti visive al DAMS di Bologna, nel 2010 riceve la chiamata che cambierà la sua vita: il fratello Lanfranco le annuncia l'apertura del CISIM.

Da oltre un decennio è la direttrice organizzativa del centro, responsabile del coordinamento di progetti complessi come il Grande Teatro che coinvolge 120 partecipanti per quasi otto mesi. Come viene descritta da Luigi Dadina, è l'"organizzatrice e anima del Grande Teatro".

Francesco Giampaoli: Il Viaggiatore Sonoro

Francesco Giampaoli nasce il 1° settembre 1970 a Lido di Dante e costruisce una carriera artistica caratterizzata dalla capacità di muoversi trasversalmente tra generi musicali apparentemente distanti, dal jazz alla musica etnica.

Nel 2009 fonda l'etichetta discografica Brutture Moderne insieme ad Andrea Scardovi, che diventa rapidamente un punto di riferimento per artisti emergenti. Il suo studio 'Al Mare' ospita progetti di vario genere, consolidando la sua reputazione come produttore.

Nel Grande Teatro compone ed esegue dal vivo le musiche per tutti gli spettacoli della trilogia orientale, creando ogni anno "nuove frasi musicali" attraverso un processo etnomusicologico che integra elementi culturali dei Paesi d'origine delle storie. È coadiuvato da una band di musicisti professionisti: Emanuele Ferraraccio alla chitarra elettrica, Enrico "Mao" Bocchini alla batteria, Walter Tocco alla chitarra acustica, Thomas Cangini Bertoli alle tastiere e JessicaDoccioli alla voce.

Nicola Montalbini: L'Artista Visionario delle Forme

Nicola Montalbini nasce a Ravenna nel 1986 e si diploma in Pittura all'Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2013. La sua produzione artistica si caratterizza per un immaginario visionario che spazia tra mito e storia, popolato da creature fantastiche, draghi e riferimenti alle Città Invisibili di Calvino.

Primo classificato al Premio Opera CGIL di Ravenna (2013) e al Premio G.B. Salvi di Sassoferrato (2015), ha realizzato numerose personali e due sue opere sono esposte permanentemente presso l'Ospedale di Ravenna.

Nel Grande Teatro ha guidato il laboratorio di scenografia insieme alla gallerista Alessandra Carini, trasformando le sue visioni artistiche in spazi scenici che accolgono oltre 100 persone e contribuiscono all'atmosfera magica della trilogia orientale.

Spazio A Teatro: La Nuova Generazione

Spazio A Teatro è un collettivo teatrale ravennate nato nel 2020 dall'unione di giovani artisti con esperienze diverse. Nel Grande Teatro ricoprono il ruolo di "Aiuto Regia e Collaborazione Artistica", supportando Luigi Dadina nella gestione del coro di 120 persone.

Camilla Berardi nasce nel 1997 a Ravenna e si diploma a pieni voti nel 2019 presso la BSMT (The Bernstein School of Musical Theatre) di Bologna. Nel 2021 viene ammessa al Corso di Alta Formazione per il Teatro "Casa degli Artisti" della Fondazione Teatro Due di Parma. Scopre il teatro grazie al Teatro delle Albe e alla non-scuola di Marco Martinelli. È presidente e direttrice artistica della rassegna Ra-dici.

Marco Montanari è regista e tra i fondatori di Spazio A Teatro. Si occupa della direzione tecnica della rassegna Ra-dici e ha diretto diversi spettacoli del collettivo, tra cui "Im Labyrinth" liberamente tratto da "Il Minotauro" di Friedrich Dürrenmatt. La sua formazione teatrale si è sviluppata attraverso la collaborazione con Ravenna Teatro/Teatro delle Albe.

Marco Saccomandi nasce a Ravenna nel 1990. Scopre il teatro grazie al Teatro delle Albe e alla non-scuola di Marco Martinelli, partecipando come guida al progetto "Cantiere Dante – Inferno, Purgatorio e Paradiso" e facendo parte di diverse produzioni delle Albe. Nel collettivo si occupa della logistica.

La loro presenza testimonia come il progetto sappia integrare diverse generazioni di artisti, creando un ponte tra la tradizione teatrale romagnola e le nuove sperimentazioni.

Massimiliano "Penombra" Benini: Il Presidente Visionario

Massimiliano Benini, conosciuto artisticamente come "Penombra", nasce a Ravenna nel 1984 ed è presidente dell'associazione "Il Lato Oscuro della Costa" che gestisce il CISIM. Nel 2003 fonda insieme a Moder il gruppo rap omonimo, che si distingue nella scena hip hop nazionale e sceglie Lido Adriano come territorio d'ispirazione. Dopo il 2010 sviluppa una carriera solista che lo porta verso la dimensione performativa con lo spettacolo "Max era Max" (2015).

Nel Grande Teatro di Lido Adriano, Benini ricopre un ruolo chiave: dirige il prologo in mare degli spettacoli e co-conduce tutti i laboratori, oltre a curare gli spazi scenici. La sua esperienza artistica multidisciplinare - dal rap al teatro, dalla gestione culturale alla performance - lo rende una figura fondamentale per il coordinamento di un progetto così complesso e innovativo.

Un Fenomeno Culturale Unico

I Numeri del Miracolo

  • 120 partecipanti volontari di tutte le età (dai 4 agli 80 anni)

  • 8 mesi di laboratori intensivi

  • 7 laboratori artistici gratuiti

  • 3 spettacoli della trilogia orientale

La Filosofia dell'Inclusione

Il Grande Teatro di Lido Adriano è molto più di uno spettacolo: è una comunità che si ritrova, si confronta e cresce insieme attraverso l'arte teatrale. Non ci sono casting o selezioni: chiunque può partecipare, indipendentemente dall'età, dalla provenienza o dall'esperienza teatrale.

Come spiega Tahar Lamri: "Essendo il teatro luogo della visione, la comunità è un insieme di persone che si guardano negli occhi e che fanno qualcosa insieme. E non sono persone che pensano la stessa cosa, ma che hanno un confronto continuo."

Un Modello Replicabile

Il progetto rappresenta un modello di teatro comunitario che potrebbe essere replicato in altre realtà italiane ed europee. La combinazione di:

  • Testi universali (i grandi classici orientali)

  • Metodologia inclusiva (laboratori aperti a tutti)

  • Territorio multiculturale (Lido Adriano come microcosmo)

  • Competenze artistiche professionali (il team di artisti-formatori)

crea una formula vincente che trasforma la periferia in centro di eccellenza culturale.

Partnership e Sostenibilità

Il Grande Teatro è realizzato in co-produzione tra:

  • CISIM | Il Lato Oscuro della Costa

  • Ravenna Festival

Con la collaborazione di:

  • Teatro delle Albe / Ravenna Teatro

  • Cooperativa Sociale Teranga

  • Comune di Ravenna

  • MIC – Ministero della Cultura

Questa rete di partnership garantisce la sostenibilità del progetto e la sua crescita nel tempo.

Il Futuro: Un Teatro che Cambia il Mondo

Il Grande Teatro di Lido Adriano dimostra che il teatro può essere ancora uno strumento di trasformazione sociale. In un'epoca di frammentazione e individualismi, questo progetto ricostruisce legami comunitari autentici attraverso la bellezza dell'arte.

Come dice Luigi Dadina: "Non si può cambiare il mondo? Costruiamone un altro!"

E questo "altro mondo" esiste già, ogni sera, nel giardino del CISIM, dove 120 persone di 57 nazionalità diverse si ritrovano per raccontare insieme le storie più antiche dell'umanità, creando un ponte tra passato e futuro, tra Oriente e Occidente, tra sogno e realtà.

Il Grande Teatro di Lido Adriano non è solo teatro: è una rivoluzione gentile che parte dalla periferia per conquistare il mondo, una tessera alla volta, come nel mosaico ravennate, dove "la giustapposizione e la diversità dei componenti appaiono caratteristiche più rilevanti che non gli elementi di unità".

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