Terzo diaro a metà del viaggio

 

di Luigi Dadina




In questo terzo anno di vita del Grande Teatro di Lido Adriano, eccomi di nuovo ad inviarvi “il diario a metà del viaggio”.

Inoltre, sono felice di informarvi che abbiamo attivato un blog dove troverete molto di noi: foto, filmati, recensioni, presentazioni e approfondimenti.

Lo trovate qui: https://il-grande-teatro-di-lido-adriano.blogspot.com/

Lo spettacolo di quest'anno debutterà ancora una volta nell'ambito di Ravenna Festival, sempre al Cisim di Lido Adriano. Le repliche si terranno il primo e il due giugno, il sei, il sette e l'otto giugno, alle ore venti.

Buona lettura!

Siamo arrivati al terzo anno di vita del Grande Teatro di Lido Adriano, continua il viaggio verso Oriente.

Con i piedi in Adriatico, il “mare dell'intimità” come lo definiva Predrag Matvejevic nel suo Breviario mediterraneo, veleggiamo verso il levante meditando un riscatto, una rivalsa, un mondo altro, la ricerca di un senso, forse di una pace che non c'è, che non ci può essere.

L'impresa è ardua e faticosa.

L'impresa è gioiosa e leggera.

L'impresa è rinfrescante e turbolenta.

Un teatro che ambisce a essere comunitario per un paese che non ha centro, con poca storia, pochissima.

La nostra pratica invernale e laboratoriale che sfocia nello spettacolo di inizio estate l'abbiamo nominata Grande Teatro di Lido Adriano per diversi motivi.

Per costringerci a sognare e ad ambire, per far scattare un orgoglio lidoadrianese, per tentare di costruire un'immagine, per ricordarci della nostra piccolezza, perché Ravenna e il mondo si accorgano di noi, per costruire un teatro popolare e comunitario, per sbeffeggiare noi e il mondo. Noi per primi.

Quest'anno l'affondo è sulla Bhagavadgita, il canto del divino, testo centrale della spiritualità indiana.

Stanno per affrontarsi in battaglia i Pandava contro i Kaurava. I primi sono i buoni, non vorrebbero mai combattere questa battaglia, questa guerra, ma i cattivi li portano a una esasperazione estrema, mettono a rischio la loro stessa esistenza. La guerra sta per cominciare.

Il tempo viene sospeso, non vedremo la guerra.

Assisteremo al dialogo tra il discepolo e il maestro, tra l'arciere dei Pandava e il suo cocchiere, tra il guerriero e il Dio, tra Arjuna e Krishna.

Nonostante tutte le angherie subite, Arjuna dice che non può combattere contro i fratelli, gli zii, i cugini Kaurava: Come potrei o distruttore di Madhu, volger nel combattimento le mie frecce contro Bhisma e Drona cui debbo onore e rispetto… se uccidiamo questi figli di Dhrtarastra, qui levati contro di noi non avremo più voglia di vivere! E Krishna risponde: Questi corpi hanno una fine, lo spirito che vi si incarna è eterno, indistruttibile, incommensurabile... perciò combatti, discendente di Bharata.

Quel combatti che Krishna detta a Arjuna, io lo tradurrei con “prendi parte alla vita”. Poi ci sono volte che “prendere parte” significa anche entrare in un conflitto.

In Italia festeggiamo il 25 aprile, e la Costituzione Repubblicana nata da quel conflitto, dove sta scritto che l'Italia ripudia la guerra.

Fu una guerra di liberazione.

Ghandi era un grande lettore e studioso della Gita e scriveva: Il mio primo incontro con la Gita risale al 1889. A quel tempo avevo vent'anni. Non avevo ancora capito completamente il significato della non-violenza come cardine del Dharma.

Il Mahatma lotta con tutte le sue forze, anche a ragione ma non del tutto per scardinare lo scandalo del Dio che invita il guerriero alla guerra: Ma allora il rifiuto ostinato di Arjuna a combattere aveva a che fare con la non-violenza? Egli aveva combattuto molte volte in passato. Di fronte a questa nuova occasione la sua ragione si era improvvisamente annebbiata per un attaccamento che gli veniva dall'ignoranza. Non voleva uccidere i suoi congiunti. Non diceva che non avrebbe ucciso nessuno. Shri Khrisna che è il Signore comprende il momentaneo offuscamento della mente di Arjuna e perciò gli dice, tu hai già commesso violenza, non imparerai ora la non-violenza parlando come un saggio, essendo incamminato su questa via, devi portare a termine il tuo compito.

Anche per il Grande Teatro questo passaggio è stato stretto e faticoso da comprendere, in alcune riunioni inziali sono scese anche lacrime su questo passo della Gita, e rimane un nodo, una strettoia. La Gita apre con questo episodio, pur ponendo la non-violenza tra i cardini del proprio insegnamento.

Una antinomia.

La Bhagavadgita si configura come un poema sacro, una rivelazione filosofica e religiosa insieme.

Il Dio Khrisna svela ad Arjuna, in questo dialogo che si svolge in un tempo sospeso, un attimo prima della battaglia, i molteplici sentieri che portano alla salvezza.

Il primo anno di vita del Grande Teatro a due mesi dal debutto si presentò un signore distinto, ottant'anni o giù di lì, ci disse che aveva sempre fatto l'attore in una compagnia dialettale e che aveva letto sul giornale di noi e se poteva gli sarebbe piaciuto rimanere. Entrò subito in scena con forza sorretto anche dalla sua diversità, era l'unico che parlava romagnolo fluentemente.

Il suo essere giocoso e saggio, vicino e lontano, l'ha portato a diventare una delle colonne della nostra comunità.

Cinque anni, viso ovale perfetto, volto da icona russa bambina, è arrivata quest'anno. Non salta una prova, ha imparato la sua battuta rapidamente e sa bene quando la deve pronunciare.

Pochi giorni fa mi è venuta vicino e mi ha detto che lei lo aveva visto lo spettacolo dello scorso anno.

Lavorare in cento e più, bambini e vecchi, tutti diversi, arrivati da molte parti del mondo, questa è la linfa.

Riusciremo ad essere all'altezza della sfida?

In questo tipo di esperienza teatrale molti sono gli attori che variano di anno in anno. Anche quelli che rimangono vanno trasformandosi, da bambini a giovani ragazzi o, più lentamente, invecchiano.

Questo teatro popolare e comunitario continua a scegliere di essere aperto sino all'ultimo giorno, chiunque può salire a bordo, sarà quell'apparente confusione di corpi e menti, di origini e età disparate a infondere nei nuovi arrivati lo spirito e la necessità che ci muove nella costruzione dell'opera.

Molti sono arrivati alla loro terza esperienza, affrontano ogni aspetto di questo viaggio con maggiore coscienza e maturità e sono una certezza.

Trasmettono ai nuovi il senso del coro. Della nostra comunità. Arriviamo tutti o non arriva nessuno.

E dal coro, quest'anno, è nata la Brigata artistico solidale, venti attori del Grande Teatro che stanno diventando protagonisti, occupandosi di organizzazione, promozione e logistica, una nuova realtà che arricchisce il numero degli enti che concorrono alla realizzazione del nostro progetto.

Poi c'è il gruppo dei richiedenti asilo, dei rifugiati, sempre diverso di anno in anno. Sono un’anima del Grande Teatro, sono portatori di altri mondi e in ogni edizione hanno espresso una teatralità innata e una spiritualità viva, che arrivassero dall'Afghanistan o dalla Tunisia o dal Banghladesh.

Ogni sera tutti e centocinquanta ci troviamo due ore prima dello spettacolo per compiere il rito propiziatorio, succede che magicamente si crei un silenzio assordante e i rifugiati entrano nel cerchio con un’adesione naturale e immediata, trasmettendo a tutti questa loro attitudine.

Poi sempre accade che essendo all'inizio della primavera il silenzio venga riempito dal canto degli uccelli, un sentire che la propria anima, o interiorità (chiamatela come volete) è parte del gruppo come è parte del tutto.

I richiedenti asilo sono coordinati dalla cooperativa Teranga, con la guida di Federica Savorelli coadiuvata da Elisabetta Carlini e Lucia Tazzari che hanno scelto di essere anche in scena.

Spesso, ci interroghiamo, anche tra noi, su quali siano le caratteristiche del nostro teatro.

Provo a delinearne alcune.

Un teatro piantato in un centro culturale, il Cisim, che organizza ovviamente anche altre attività, concerti, festival, laboratori rap, rassegne.

Un teatro che autoproclama il suo legame indissolubile a una cittadina precisa. L'identità di Lido Adriano è, però, una continua antinomia. È una cittadina, ma è anche una periferia separata dalla città, è per tre mesi un centro balneare, ma per i restanti nove diventa un centro vitale e complesso di incontro di culture, dove una cosa non nega l'altra.

Un teatro che ha scelto da subito di confrontarsi con testi orientali: oriente come luogo per noi sconosciuto, lontano, antico, dove l'identità spirituale si è sviluppata potentemente nel corso dei secoli, dove sorge il sole, da dove, veleggiando sulle onde è arrivata la Madonna Greca arenandosi sulla spiaggia del nostro lido. Nostra Donna in sul lito adriano, la nomina Dante nella Commedia.

Oriente, oriente, oriente, che ci costringe a stare in viaggio, l'unico modo per un teatro radicato, di mantenersi in vita.

Un teatro che, come dice Moder, prende dall'hip hop la mescolanza di discipline, dove il canto è musica e narrazione e dove il di-segno è contemporaneamente stile e racconto, dove la danza è ardita e istintuale, antica e modernissima, linguaggio comune delle tribù che abitano il cemento. 

Un teatro che accoglie chiunque arrivi, chiunque! Ma che si misura verticalmente con la propria prassi artistica.

Un teatro che non misura il suo valore sull’attitudine comunitaria, anche se riconosce che la forma comunitaria svolge un ruolo importante per la rigenerazione sociale.

Un’altra antinomia.

Penso che la spiritualità, indispensabile al teatro, nasca da un pensiero antinomico.

In ogni opera che creiamo ci sono di volta in volta individualità che si mostrano, che si mettono in evidenza. Anche questo è importante. Ma la necessità che ci muove è la creazione del Coro che rimane centrale nella nostra pratica artistica. O arriviamo tutti o non arriva nessuno.

Il percorso si snoda in diversi laboratori, che si realizzano da gennaio a giugno.

Uno sulla musica e sul canto corale, guidato da Francesco Giampaoli, con la collaborazione di Jessica Doccioli e Enrico Mao Bocchini.

Altri tre dedicati al teatro, elementari e scuola per l'infanzia, scuole medie inferiori, e serale aperto a tutti. Luigi Dadina del Teatro delle Albe, Marco Montanari, Camilla Berardi, Marco Saccomandi tutti e tre di Spazio A, animano queste sezioni.

Tahar Lamri, scrittore e poeta di origine algerina, drammaturgo di tutti i testi del Grande Teatro, opera costantemente in accordo con i vari laboratori, è il primo punto di riferimento per le persone di origine straniera, ma anche per tutti gli attori del Grande Teatro di Lido Adriano.

Lanfranco Moder Vicari, rapper e direttore artistico del Cisim, che con me condivide la direzione artistica di questo progetto, cura ed è spesso autore dei testi dei cori che punteggiano i nostri spettacoli. È il nostro poeta rap in scena e insieme e insieme a Jessica Doccioli compone il duo vocale del nostro teatro. Incarna lo snodo tra recitazione e canto.

Anche quest'anno l'opera avrà il proprio prologo in mare, a dirigere le onde il performer Massimiliano Penombra Benini, impegnato inoltre nella co-conduzione di tutti i laboratori.

L'immagine, la scena di tutti i nostri lavori alle spalle degli attori, è un’opera in progress di Nicola Montalbini, che modula, cancella, ricrea, sempre sul segno dell'anno precedente.

A coordinare il tutto Federica Vicari, organizzatrice anche del Cisim, creatrice dei costumi, senza la quale non ci sarebbe il Grande Teatro.

Infine, l'apporto decisivo di Ravenna Festival e Ravenna Teatro.

Ultime considerazioni.

La maggioranza delle persone elencate lavorano da decenni insieme e su Lido Adriano, riflettendo sul senso dell’operare dal margine, dalla periferia. Una ossessione che condividiamo.

Nel Baldus, poema in latino maccheronico scritto nel XVI secolo da Teofilo Folengo, c’è una frase fulminante: “Tra le genti del mondo ci sono seimila migliaia di specie di voglie”.

Lo stesso vale per gli artisti e quelli del Grande Teatro continuano a scegliere di creare la propria arte in luoghi marginali, dove la vita ribolle nel bene e nel male, ma soprattutto in tutte le sfumature e contraddittorietà che stanno tra questi due poli.

E starci a lungo, una vita intera, perché la durata è un valore forte. Necessario.

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